Ipovitaminosi

Con ipovitaminosi si intende una carenza di vitamine.

Di seguito vengono descritte le caratteristiche e le funzioni che alcune vitamine hanno all’interno dell’organismo.

 

La vitamina D

La vitamina D viene prodotta per effetto sulla cute dei raggi ultravioletti che trasformano un precursore, il 7 deidrocolesterolo (la pro-vitamina D), in pre-vitamina D e successivamente in colecalciferolo (vitamina D3).

La vitamina D può essere quindi depositata nel tessuto adiposo o trasformata a livello epatico in 25OH vitamina D (calcidiolo o calcifediolo) che, veicolata da una proteina vettrice, rappresenta il deposito circolante della vitamina D.

 

Per esercitare la propria attività biologica il 25OH colecalciferolo deve essere trasformato in 1-25 (OH)2 colecalciferolo o calcitriolo, ligando naturale per il recettore della vitamina D.

La sede principale della 1-idrossilasi è il rene, ma questo enzima è presente anche nelle paratiroidi, ed in altri tessuti epiteliali.

 

La funzione primaria del calcitriolo è di stimolare a livello intestinale l’assorbimento di calcio e fosforo, rendendoli disponibili per una corretta mineralizzazione dell’osso. Inoltre regola l’espressione di oltre cinquanta geni diversi, fra cui geni implicati nella regolazione del sistema immunitario e nella differenziazione cellulare.

 

In ambito clinico, esiste una generale concordanza sul fatto che la vitamina D promuova la salute dell’osso e, insieme al calcio, contribuisca a proteggere dalla demineralizzazione.

Diversi studi osservazionali hanno riportato in varie situazioni patologiche (cardiopatie, neoplasie, malattie degenerative, metaboliche respiratorie etc.) peggiori condizioni di salute in popolazioni con bassi livelli di vitamina D.

 

Nel paziente oncologico, soprattutto sotto chemioterapia, è possibile osservare una carenza di tale tipo di vitamina (o ipovitaminosi di vitamina D).

 

I dati accumulati in letteratura, suggeriscono che la vitamina D può regolare l’intero processo di tumorigenesi, a partire dall’iniziazione fino al processo di metastatizzazione.

Gran parte dei dati relativi all’impatto della vitamina D nella prevenzione o riduzione del cancro proviene da studi condotti su diverse tipologie di tumore: carcinoma mammario, carcinoma ovarico, melanoma, carcinoma colon-rettale, carcinoma polmonare e carcinoma prostatico.

 

Cosa fare in caso di ipovitaminosi di vitamina D

L’assunzione raccomandata di vitamina D per la popolazione italiana adulta è di 15 µg al giorno, da aumentare a 20 µg negli anziani, per compensare la ridotta sintesi endogena.

Come già detto in precedenza, la vitamina D può essere sintetizzata dalla cute, anche tramite un’esposizione diretta di 15-20 minuti al giorno. A livello nutrizionale, infatti, risulta quella più difficile da recuperare attraverso gli alimenti.

Nel paziente oncologico, qualora il medico ne riscontrasse una carenza, può essere necessaria una sua supplementazione.

 

Cibi utili in caso di ipovitaminosi di vitamina D

Il pesce è la fonte alimentare più ricca di vitamina D.

Essendo una vitamina liposolubile, la sua concentrazione è maggiore nei pesci più grassi.

 

Le aringhe ne sono particolarmente ricche, anche il salmone e il pesce azzurro sono buone fonti di vitamina D. Tra i molluschi, il contenuto superiore si trova nelle ostriche.

Generalmente i pesci concentrano buone quantità di vitamina D nel fegato è per questa ragione che l’olio di fegato di merluzzo è stato a lungo considerato come l’integratore alimentare per eccellenza di vitamina D: ne basta mezzo cucchiaio per coprirne l’intero fabbisogno giornaliero.

 

I funghi sono gli unici alimenti di origine non animale che possono contenere quantità significative di vitamina D. Il loro contenuto, tuttavia, è fortemente influenzato dall’esposizione al sole.

Diversi esperimenti hanno dimostrato che anche dopo la raccolta, l’esposizione al sole induce la formazione di vitamina D nei funghi. Per la stessa ragione, anche i funghi essiccati al sole diventano molto ricchi di vitamina D: ecco perché, nel caso dell’acquisto di funghi secchi, la menzione ‘essiccati al sole’ è importante da ricercare: quelli essiccati al buio in essiccatore, infatti, non si arricchiscono di vitamina D.

 

Infine, il latte è spesso considerato una buona fonte di vitamina D, a causa di una confusione che deriva dalla traduzione approssimativa di testi americani. Negli Stati Uniti, il latte è effettivamente una buona fonte di vitamina D in quanto tutto il latte prodotto e commercializzato viene fortificato per legge con l’aggiunta di tale molecola. Questo, tuttavia, non avviene in Italia, e il latte di per sé non è affatto una buona fonte di vitamina D.

 

 

La vitamina C 

La vitamina C, o acido ascorbico, fa parte delle vitamine idrosolubili che non possono essere depositate all’interno del nostro organismo pertanto devono essere regolarmente assunte con la dieta.

 

Una volta assunta con gli alimenti, la vitamina C viene assorbita a livello intestinale e mediante il sangue si va a distribuire ai vari organi e tessuti dove svolgerà le sue funzioni.

La vitamina C ha una potente azione antiossidante, favorisce l’assorbimento intestinale del ferro e del cromo, interviene nella difesa immunitaria, favorisce la cicatrizzazione delle ferite, protegge i capillari.

 

La somministrazione endovenosa di vitamina C come terapia non convenzionale per il cancro è stata sviluppata per la prima volta intorno agli anni ’70 dal premio Nobel Pauling.

Gli studi di Pauling, hanno rilevato tempi di sopravvivenza più lunghi nei pazienti affetti da cancro e trattati con vitamina C somministrata per via orale ed endovenosa. In animali di laboratorio è stato osservato che alte dosi di vitamina C, somministrate per via endovenosa, potenziano l’azione antitumorale del sistema immunitario e bloccano la crescita del cancro in combinazione con l’immunoterapia.

 

Per il paziente oncologico è fondamentale mantenere i livelli di questa vitamina costanti in quanto sembrerebbe avere un effetto antitumorale, chemiosensibilizzante e in grado di migliorare la qualità di vita, migliorandone la sopravvivenza. Inoltre sembrerebbe essere in grado di ridurre gli effetti collaterali delle terapie tradizionali.

 

Cosa fare in caso di ipovitaminosi di vitamina C

L’assunzione raccomandata di vitamina C per la popolazione adulta è di 105 mg al giorno per i maschi e di 85 mg al giorno per le femmine.

 

Alcuni fitocomposti presenti in frutta e verdura favoriscono l’assorbimento e l’attività biologica della vitamina C. In particolare, i flavonoidi, una classe di sostanze fenoliche, agiscono sinergicamente con la vitamina C.

Per questa ragione, la vitamina C assunta con frutta e verdura è più biodisponibile rispetto a quella presa con gli integratori.

In caso di ipovitaminosi gli integratori vanno, sempre in seguito ad aver consultato il vostro oncologo, presi in aggiunta, ma non in sostituzione, alle fonti naturali di vitamina C quali frutta e verdura.

 

Cibi utili in caso di ipovitaminosi di vitamina C

Gli agrumi sono buone fonti di vitamina, specialmente arance e limoni, mentre pompelmi, mandarini e mandaranci ne presentano una concentrazione leggermente inferiore.

Nel caso delle spremute d’arancia è consigliabile berle subito dopo averla preparate, in quanto è molto sensibile all’ossidazione e si danneggia rapidamente a contatto con l’ossigeno e con l’esposizione alla luce.

 

Non di meno importanza sono i kiwi, i ribes neri, le fragole e la papaya.

 

Per quanto riguarda le verdure, i peperoni sono al primo posto, ma un buon contenuto di vitamina C è presente anche nel cavolo nero, nei broccoli, nei cavolini di bruxelles, nelle foglie di senape, nel cavolfiore verde e nel cavolo cappuccio rosso.

 

Vi ricordiamo che la vitamina C è termolabile, cioè può essere significativamente danneggiata dalla cottura, quindi vi consigliamo di prediligere cotture rapide e delicate come la cottura al vapore.

Inoltre, essendo idrosolubile, passa in parte nell’acqua di cottura, quindi metodi come la bollitura possono impoverire gli ortaggi del suo contenuto.

 

 

Le vitamine del gruppo B

Le vitamine del gruppo B sono idrosolubili ovvero sono facilmente assorbibili dall’intestino e sono, almeno in parte sintetizzate dalla flora batterica intestinale. L’eccesso è normalmente eliminato per gran parte con le urine e, a differenza delle liposolubili, non sono immagazzinabili in organi e tessuti.

 

Svolgono diversi ruoli: sono fondamentali durante l’accrescimento, nel funzionamento del sistema nervoso, per il funzionamento del sistema immunitario (B6-B12), nella prevenzione e cura delle anemie (B6-B12) e nel mantenimento dell’integrità di cute e mucose (B2-B3-B6-acido folico).

 

In particolare, rivestono un importante ruolo la vitamina B12 e l’acido folico, anche per la loro responsabilità verso quadri di anemia post trattamento oncologico.

 

La vitamina B12 è necessaria soprattutto nella produzione dei globuli rossi, ha un ruolo fondamentale nella crescita e nella riproduzione delle cellule, interviene nella sintesi dei neurotrasmettitori dopamina e noradrenalina e nella funzionalità del sistema nervoso. L’assorbimento intestinale avviene solo in presenza del fattore intrinseco gastrico. La sua carenza, dovuta a insufficiente produzione del fattore intrinseco porta ad anemia perniciosa.

Mentre la vitamina B9, o acido folico, ha un ruolo fondamentale nella crescita e nella riproduzione delle cellule, in particolare dei globuli rossi, interviene nella trasformazione del triptofano nel neurotrasmettitore serotonina. Interviene, infine, nella sintesi del DNA e nel metabolismo degli aminoacidi.

 

Cosa fare in caso di ipovitaminosi di vitamine del gruppo B

Il fabbisogno giornaliero raccomandato di vitamina B12 è di 2,4 µg mentre per l’acido folico, si parla di 400 µg.

 

Vi consigliamo di prediligere un’alimentazione ricca in tali tipo di vitamine e nel caso di una carenza cronica (o ipovitaminosi) parlarne con il proprio oncologo, ma di non provvedere a supplementazioni fai da te.

 

Cibi utili in caso di ipovitaminosi di vitamine del gruppo B

Per quanto riguarda la vitamina B12 sarebbe utile inserire nella dieta alimenti di origine animale, in quanto cellule vegetali non sono in grado di sintetizzare vitamina B12.

Alimenti utili sono le vongole, le aringhe, lo sgombro, le uova, la mozzarella di bufala, le frattaglie, il latte intero e lo yogurt magro.

 

Vi ricordiamo che la vitamina B12 è sensibile alla luce e all’ossigeno, perciò si raccomanda di conservare tali tipi di alimenti lontani dalla luce e dall’aria.

 

Per l’acido folico si consiglia di prediligere una dieta ricca in vegetali a foglia verde come cavoli, broccoli, verza.

Il suo contenuto negli alimenti è notevolmente ridotto dalla cottura.

 

 

Le informazioni qui contenute non sostituiscono il parere del medico.

 

 

Fonti